SANTA MARIA MADDALENA DI
PIOMBINO (Ospedale Nuovo di Pisa)


Di seguito riporto alcuni ragguagli del Due e Trecento sull’ospedale medievale di Santa Maria Maddalena di Piombino, centro di notevole traffico marittimo in un’epoca di influenza pisana, prima dell’avvento della signoria Appiani (1399).
L’ospedale è ricordato da un Campione di beni in un pezzo di terra con case “super se peregrinorum et infermorum et est fundata ecclesia”, presso di due vie e tale Maurino.
In altro foglio, dopo un elenco di terre, si aggiunge:
“Que omnia petia terrarum sunt hospitalis Sancte Marie Magdalene de Plumbino.
Quod hospitale est grangia sive membrum supradicti Hospitali Novi et in quo omnem habet plenitudinem potestatis”.
Ovvero quello di Piombino era una grangia-villa rustica parte del corpo dell’Ospedale Nuovo di Pisa e in esso conservava tutta la “pienezza di potestà”, cioè aveva amministrazione autonoma.


Gestiva pertanto le proprietà che erano numerose: più di quaranta e di qualità.
C’erano terre e case in castello o vicine: la prima segnata è detta già di Raineri “Nercii”, con orto comprato da Giunta rettore del passato, forse negli anni Sessanta del Duecento. Si trovava “extra portam Plumbini et prope ecclesiam fratrum” (di San Francesco).
Altre terre di pregio con i loro confinanti erano a Lama, a Ischia con tre saline di proprietà – una “oblata” dal converso Gerardo –, vicine alla spiaggia e alla Fossa di Dogana (oggi nelle Acciaierie), a Poggio con una casa che fu di Benvenuto di Vulpone, a Quercia Amorosa (che nome particolare!), a “Salivuli” (Salivoli), a Valdischiaffo, a Bellari e a Perticaia. Santa Maria Maddalena aveva dei beni anche nel comune di Vignale: le “terre Accolti olim supradicti hospitalis rectoris”, le terre già di Accolto rettore.
Le località erano: Fosso Vecchio, Alidondi, Querceto Uradini, “Stechiaia” presso il fiume Cornia (da steccaia o gora di mulino), Macchia Scandicci (confinante con i beni di prete Enrico), Fossa Nuova e Campitelli entrambi presso il Padule, Santo Piero, Granaiolo, Bandita, Querciabruna, Cerreto, Cafaitassi e Cafaggiovecchio, gli ultimi due limitati sempre dal Cornia.
Confini interessanti per il ricercatore sono la strada pubblica a Santo Piero e la “strada veteri” a La Bandita e a Querciabruna. Forse la seconda era un resto dell’antica via “Emilia Scauri” romana.

Tra le proprietà offerte e i benefattori invece troviamo:
– Terra a Perticaia con fichi, olivi, peri, meli e altri alberi da frutto, donata da Franco di Barghetto e Villana di Uberto, per rogito di Francesco di Argomento del 26 marzo 1262.
– I beni di Buccia vedova di Simone del fu Marinaro da Piombino figlia del fu Grillo, avuti per restituzione dotale, secondo gli atti del notaio Iacobo di Orlandino di Piombino del 30 settembre 1289 e di un altro ser Iacopo del 15 novembre 1308.
– Una casa e terra in Piombino dalla parte del Borgo, dai beni di Giovanni da Villa e della moglie Bella figlia del fu Michele da Vignale, frate dell’Ospedale Nuovo. La donna l’aveva portata in “aumento” di dote, come da carta di Scorcialupo di Leopardo del 4 gennaio 1293.
– Una casa e terra in Piombino dalla parte del Poggio, presso un chiassatello, donata da Benincasa da Piombino, per carta di ser Giovanni di Pardo Tolomei il 14 luglio 1296.
– Una casa “solariata” dalla parte del Borgo, pervenuta all’Ospedale Nuovo “ex persona” di Nerio di Cagnasso e comprata da Salvi di Gerardo, con atto di Iacopo del maestro Pietro da Campiglia del 31 gennaio 1298 (c’è una macchia sul foglio). Il 7 novembre 1303 era stata locata da Enrico “magister” dell’ospedale (Nuovo?) a Giana vedova di Salvi vita sua natural durante.
– Una vigna a Perticaia ottenuta da Ghisla di Benincasa, carta del notaio Giovanni di Galeone del 23 maggio 1307.
– Una “claudenda” da confinare avuta dall’eredità di Bacciameo di Gerardo, per testamento rogato dal Niccolò di Bernardo da Cisanello del 16 marzo 1305 e in seguito per carta di ser Gherlo di Martino del 18 novembre 1310.
– Viviano di Ugieri e la moglie Lucia invece “obtulerunt se e sua” – offrirono sé stessi e i loro beni –: della terra a Capalbio (Caparbio, e quindi luogo diverso dal centro omonimo del grossetano), carta del notaio Romano da Musigliano dell’8 ottobre 1334.
– Infine della terra con casa a la Piassa “prope portam novam” a confine con la ruga maestra, giunse all’ospedale per eredità di Pone di Biagio da Piombino, senza data.

Il registro ricorda anche alcuni prestiti contratti (necessariamente anche se si avevano molte terre e rendite in natura a disposizione) da Bacciameo dei Gualandi di Pisa.
Alcune figure intermedie (mallevadori?) furono: Ravignano di Ferrante, Ruggero di Iaffero, Verio di Pericciolo, Giovanni di Guidone Fallispiedi notaio, Doccio di Bindo “Maleficii”, con carte rogate da Iacopo di Rolandino di Francesco il 5 settembre 1290 e da Guidetto di Ranuccio di Camulliano il 18 gennaio 1295.


Per quanto riguarda infine i rettori, troviamo poche note e in queste i nomi di:
– Ranieri “Narstius” (sic!) per carta di Leopardo di Ricciardo del marzo 1263;
– Giunta di Alberto, per carta dello stesso notaio del 1267;
– Accolto rettore citato per le terre di Vignale senza data, ma documentato nel 1280;
– fra Matteo di Giovanni, per carta di Matteo di Romano del 13 gennaio 1331.

Anche la comunità che gestiva l’ospedale appare numerosa. Il 24 gennaio di un anno rimasto nella penna dello scrittore troviamo dom Francesco “magister” che, in presenza dei frati Masino, Enrico, Filippo, Lotto, Masseo, Orlando, Rufino, Iunio, Viano, Canovario, Nardo, Vanni, Puccio, Nuto, Bartalo, Vitale e Iacopo, costituì procuratore frate Bonaccorso chiamato Nerio del fu Bindo di Piombino, per non si sa quale affare. Testimoni furono Vanni di Ugolino di Vecchione e Giusto del fu Ferradino che dimoravano nell’ospedale.
Sono ricordati in modo occasionale il sindaco fra Taddeo e i conversi Gerardo, Ferro, Tedora e Ugolina, quest’ultima detta “nostra soror” – nostra suora (1304).

Paola Ircani Menichini, 4 giugno 2021.
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RICONOSCIMENTI


Le fotografie


– Torrione del castello di Piombino, da Google Street View, foto di Giuseppe Rufini, luglio 2020.

– Daniele de Naro, Piazza Bovio di Piombino, Collezione privata, da Pitturiamo.com

– Lo scritto del Campione sull’ospedale di Santa Maria Maddalena grangia dell’Ospedale Nuovo di Pisa.

– Piombino, tratto da P. Pifferi, Viaggio antiquario per la via Aurelia da Livorno a Roma, 1832.


Precedenti

«I monaci di Classe di Ravenna nell'anno in cui morì Dante»
«Le capre di Pomonte - L'Ospedale Nuovo di Pisa all'Isola d'Elba»

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